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Piero si è diplomato all’Accademia d’arte drammatica A. Fersen di Roma dopo aver conseguito la laurea in farmacia e farmacologia. Successivamente ha frequentato i corsi Lee Strasberg all’Actor’s Studio di New York con Susan Batsonche diventerà la sua favorita insegnante

In cinema ha lavorato, tra gli altri con Roberto Faenza, Wim Wenders, Pupi Avati, Marco Ferreri, Elie Choraquì. Per la televisione, tra gli altri, con Bruno Corbucci, Renato De Maria, Stefano Alleva, Luca Manfredi, Andrea Barzini, Nicolò Buongiorno, Graziano Diana. Per la tv svizzera con Vittorio Barino nella lunga serie Ristorante S. Sisto. Ha lavorato accanto a Nino Manfredi, Joe Pesci, Anthony Quinn, Terence Hill.

A teatro, fondamentali sono state le esperienze con il Living Theatre, Annie Girardot, Luca Ronconi, Piera Degli Esposti e Vincent Schiavelli.

È stato promotore, attraverso la Kairos Associazione Culturale di progetti culturali, teatrali e audiovisivi, tra i quali Il Sempione di Elio Vittorini, I Viceré di F. De Roberto -mise en espace- diretta da Piera Degli Esposti per Taormina Arte, Faithful di Chazz Palminteri. C’era una volta di Vincent Schiavelli. Il ritorno, cortometraggio dedicato ai quarant’anni del Belice e ispirato agli scritti di Vincenzo Consolo.

È stato promotore e direttore artistico del Premio Parnaso con la partecipazione di Andrea Camilleri, Gaetano Savatteri, Roberto Cotroneo, Vincenzo Consolo. Membro dell’Actor’s Center di Roma dal 2001.

“La mia età meritata”

“Come si fa a nascere a Canicattì? Io ci sono nato. Siamo inquilini di questa terra, coabitiamo e spesso non sappiamo nulla di chi ci vive accanto. Quello che accade attorno a noi, le cose anche negative, hanno il potere di colpire, ispirare. Quando la tua anima si sente isolata, si incomincia a guardare il mondo in modo speciale e inizi a fare sogni che agli altri sembrano pazzie. O meglio cominci a viaggiare con la fantasia, prima che sia concesso di farlo con un aereo. Mi sono sempre detto di essere onesto con me stesso il resto viene da sé. Inizia una specie di rincorsa alla liberazione, come se volessi uscire da una gabbia per entrare nel mondo. Poi all’improvviso scopri di avere superato da un bel po i quarant’anni e di aver tanto vissuto, detto, sofferto e fatto nella mia attività di ricerca artistica e personale. Porto forse il segno di una generazione che non vuole invecchiare? Perché mi sento nato due volte?Perché, dopo essermi laureato in farmacia, ho iniziato la mia attività nel settore e più avanti ho ribaltato tutte le mie scelte precedenti, dedicandomi totalmente alla ricerca sperimentale dell’attore? Per trovare me stesso? Forse…
Shirley Maclaine nel suo libro “Cercarsi dentro” parla della reincarnazione e dice… il presente della vita che stiamo conducendo è semplicemente la focalizzazione desiderata della nostra creazione che esiste simultaneamente con altre vite create… Quello che ho osservato vissuto nel settore farmaceutico – unica mia vita reale precedente – a me è bastato! Aver vissuto quella sola altra vita mi ha portato ad una tale disperazione da obbligarmi a mettermi a sognare ad occhi aperti……diventare un giorno: attore. Oggi, infatti, posso dire di aver raggiunto un sogno. E’ secondario sentirmi realizzato in questo mestiere e volere diventare “bravissimo” o “famoso”. A me basta il gioco, il privilegio di esserci dentro. Questo straordinario lavoro è “fuori del tempo”. A me basta farlo con passione! Ammetto che spesso mi pongo una domanda, a proposito della mia età, ..…ma lo sai quanti anni avrai quando finalmente potrai essere attore protagonista in un film internazionale? Risposta: … gli stessi anni di quelli che avrei anche se non lo facessi! Me ne sono andato dalla Sicilia a venticinque anni, dopo essermi laureato e in quel periodo mi sentivo paradossalmente vecchio e appesantito, quasi un quarantenne stanco della vita. Poi ho iniziato a lavorare come Informatore Medico Scientifico per una società farmaceutica e ho capito che avevo totalmente sbagliato tutte le mie precedenti scelte, università compresa. La mia crisi di identità e il disagio arrivarono a tal punto, che scelsi di entrare in analisi per rivedere tutto il mio percorso, prendere consapevolezza oltre che di me stesso dei relativi condizionamenti culturali e familiari che avevano influenzato quelle scelte. Così per mettermi in discussione e cercare di vincere la mia paralizzante timidezza mi iscrissi all’Accademia di recitazione Alessandro Fersen a Roma. Mi fece bene. Lasciai, naturalmente, la mia ragazza. Poi tanta solitudine. Essendo il più piccolo di sei figli con fratelli tutti sposati e undici nipoti; è stato allora che mi sono accorto come la vita “in famiglia” segni lo scorrere del tempo. Prima sei marito, poi padre, poi nonno… Io ho sempre vissuto da solo, senza l’orologio della “famiglia” a scandire il tempo. Chi è solo ha due riferimenti principali nella vita: la propria nascita e la propria morte. In mezzo c’è il tempo indefinito. Per questo mi sono trovato totalmente impreparato prima di fronte alla morte di mio padre, poi con lo stesso dolente sconforto la perdita di mia madre, amore infinito. Davanti alla fine dei miei genitori ho scoperto di non conoscere più la mia età: mi sono sentito spesso “vecchio” come e più di loro. Uno straniamento che mi è servito, che mi sta aiutando, a dare un tempo a quello che sono.”

Piero Nicosia